Archivio 2005
Data di pubblicazione: 10 October 2005
Il percorso artistico di Delvaux pone l’accento sul sogno e sulla mitologia. Le sue opere sono spesso legate all’immagine diafana e sensuale del corpo femminile che si presenta come un essere arcano, talora rappresentato in metamorfosi vegetali e collocato in paesaggi surreali dove il treno, segno della modernità, convive con le architetture della Grecia classica a testimoniare contaminazioni di stili provenienti da epoche diverse. Sono esposti circa quaranta olii più venti disegni che documento il grande talento dell’artista. Delvaux realizzava sempre disegni preparatori per i suoi quadri, che non erano solamente bozzetti ma opere minuziosamente rifinite che ci rivelano le sue indiscusse doti di disegnatore.
Per Giorgio De Chirico sono esposte undici opere che facilmente possono essere considerate come modello di riferimento per Delvaux, soprattutto nelle atmosfere sospese dove il tempo sembra scomparire, oltre ad alcune lettere e un disegno che il maestro belga aveva inviato a De Chirico a testimonianza della stima e del rapporto instauratosi nel tempo tra i due.
Sono tredici i quadri di Renè Magritte in mostra. Nelle sue opere, così come per Delvaux, è facile scoprire un senso di mistero e di illogicità, derivato dalla tecnica dello "paesamento", ovvero l'accostamento di elementi totalmente estranei fra loro. L'indagine di Magritte vira però in un'altra direzione dove la ragione ha una predominanza rispetto all'inconscio, come dimostra il suo approccio cerebrale caratterizzato da continue metafore e metamorfosi.
Constant Permeke e Leon Spilliaert sono due artisti poco noti in Italia che con Delvaux ebbero in comune non solo la terra d'origine, la contemporaneità e la stima reciproca, ma un'attenta ricerca che, seppur con approcci e tematiche diverse, ha dato un contributo non indifferente allo sviluppo delle nuove correnti artistiche del ventesimo secolo.
Constant Permeke (1886–1952) è, senza dubbio, uno dei più significativi protagonisti dell'espressionismo belga. La sua opera, più volte messa in relazione con la ricerca di Mario Sironi, è dominata dal desiderio di entrare in contatto con la dimensione primaria dell'esistenza, tanto che i suoi paesaggi sono dominati da tinte scure e terrose che ricordano l'estrazione dei minerali in una chiara volontà di cogliere gli aspetti germinali della realtà.
Quella di Leon Spilliaert (1881-1946) è una figura ancora tutta da scoprire. Nelle sue opere Spilliaert ha dato un contributo del tutto personale al simbolismo. Egli raffigura il paesaggio come luogo di rifugio dove si celano i sentimenti, la sua rappresentazione della realtà è un progressivo allontanamento dalla sfera fisica attraverso una sintesi con il mondo interiore.
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